marca tipografica di Johannes Oporinus, 1558F.A.Raisini 0152
Francisci Balduini iurisconsulti Commentarius de iurisprudentia Muciana ... - Basileae : per Ioannem Oporinum, 1558.
[16], 306, [6] p. ; 8°

marca tipografica di Johannes Oporinus, dal frontespizio -- mm 34 x 43

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Periandro [...] era figlio di Cipselo e signore di Corinto; gli abitanti di Corinto raccontano (e i Lesbi concordano con loro) che durante la sua vita si verificò un evento portentoso, l'arrivo al Tenaro di Arione di Metimna, in groppa a un delfino.

Arione fu il più grande citaredo dell'epoca, il primo uomo a nostra conoscenza a comporre un ditirambo, a dargli nome e a farlo eseguire a Corinto. Raccontano che Arione, il quale trascorreva accanto a Periandro la maggior parte del suo tempo, aveva deciso di compiere un viaggio per mare fino in Italia e in Sicilia; là si era arricchito, poi aveva deciso di ritornare a Corinto. Quando si trattò di partire da Taranto, poiché non si fidava di nessuno più che dei Corinzi, noleggiò una nave di Corinto. Ma in mare aperto gli uomini dell'equipaggio si accordarono per liberarsi di lui e impossessarsi delle sue ricchezze. Quando se ne accorse cominciò a supplicarli: era disposto a cedere i suoi averi e in cambio chiedeva gli lasciassero la vita; ma non riuscì a convincerli.

Gli dissero che doveva uccidersi, se voleva essere poi sepolto nella terra, oppure gettarsi in mare. Allora Arione, disperato, chiese il permesso, poiché avevano deciso così, di cantare in piedi sul ponte della nave, in completa tenuta di scena; promise di togliersi la vita dopo aver cantato.

I marinai, felici di ascoltare il miglior cantore del mondo, si ritirarono dalla poppa verso il centro della nave. Arione indossò il suo costume di cantore, prese la lira e cantò la più famosa delle sue canzoni, stando in piedi sul ponte della nave. Quando ebbe finito di cantare si gettò in mare così com'era, nel suo costume di scena.

I marinai fecero poi rotta verso Corinto, mentre Arione fu raccolto da un delfino e trasportato fino al Tenaro: di qui si diresse verso Corinto, ancora in tenuta di scena. Quando vi giunse narrò tutto l'accaduto a Periandro, il quale, incredulo, decise di trattenerlo sotto sorveglianza e di indagare sull'equipaggio della nave.

Quando i marinai furono tornati, li fece chiamare e chiese loro se potevano dargli notizie di Arione. Mentre rispondevano che si trovava in Italia e che lo avevano lasciato a Taranto in buona salute e fortuna, Arione si mostrò davanti a loro, ancora vestito come quando era saltato dalla nave. Restarono sbigottiti e ormai incapaci di negare quel che avevano fatto.

Questo raccontano i Corinzi e i Lesbi; e sul Tenaro si trova una piccola statua votiva di Arione, in bronzo: un uomo in groppa a un delfino.


(Erodoto, Storie I, 23-24)


vedi anche:

punto beige il frontespizio e il colophon
punto beige Il bambino e la tartaruga : la marca dei Gadaldini

[a cura di a.l.]