BEU, α.H.7.5(2)

A a a b c d ... Oratio dominicalis. ... - (Mutinae : apud Antonium Gadaldinum, [1544?]).

A⁶. - [6] c. ; 4°.

confronto tra la c. A1r e la prima pagina di altri salteri per bambini, manoscritti e a stampa


punto beige legatura: piatto anteriore
punto beige Oratio dominicalis (Pater noster) (c. A1r)
punto beige Salutatio angelica (Ave Maria) (c. A1r)
punto beige Benedictio Mensae (c. A1r)
punto beige I Dieci commandamenti della legge (c. A1v-A2r)
punto beige Oratione del Signore (Padre nostro) (c. A2r)
punto beige Li Articoli della fede Christiana (Credo) (c. A2r)
punto beige Psalmus ad Vesperas (c. A2v-A5r): Dixit dominus domino meo; Confitebor tibi Domine; Beatus vir qui timet dominum; Laudate pueri dominum; In exitu Israel de aegypto; Magnificat anima mea dominum; Nunc dimittis seruum tuum domine; De profundis clamaui; Miserere mei deus.
punto beige Symbolum apostolorum (Credo) (c. A5r)
punto beige Salue regina (c. A5r-v)
punto beige In principio erat uerbum (c. A5v)
punto beige Qui habitat in adiutorio altissimi [Ps. 90] (c. A5v)
punto beige legatura: piatto posteriore

A1r A1v A2r A2v A3r A3v
A4r A4v A5r A5v A6r A6v


[a cura di a.l.]

Si propone il confronto tra la prima pagina dell'edizione dei Gadaldini e quella di un manoscritto inglese, prodotto probabilmente a Winchester intorno al 1490, che fa parte delle collezioni della Pierpont Morgan Library, a New York.

Così viene presentato in Wieck 1997 (p.12, da cui proviene anche la fig. 3 qui riproposta):

Il manoscritto era destinato a un bambino. Inizia con un ABC e continua con una serie di preghiere fondamentali che ogni cristiano doveva sapere a memoria, come Padre nostro, Ave Maria, Credo e Confiteor. La prima carta, qui riprodotta, con i suoi segni d'uso testimonia il passaggio tra le mani di diversi bambini per cui sarà stato il primo incontro con la parola scritta.

c. A1r Piepont Morgan Library, MS M.487, c. 1r

Abc e Padre nostro. Libro di lettura, bambini, vistose tracce d'uso. Le preghiere fondamentali, che ogni cristiano deve conoscere. Diversi elementi che l'edizioncina dei Gadaldini e il manoscritto inglese hanno in comune e avranno condiviso con tanti altri libretti che proprio l'uso frequente, logorante, ha impedito giungessero fino a noi.

Erano ausili per l'insegnamento elementare e, verso la fine del medio evo, venivano chiamati salteri (Wieck ne parla come di un libro d'ore ma sembra probabile che il contenuto del manoscritto inglese sia simile a quello dell'edizione modenese, anche dopo la prima pagina). Comprendono spesso il testo di alcuni salmi ma non vanno confusi con il libro che li comprende tutti:

L'uso del termine psalteriolus e le espressioni che troviamo di frequente nel XIV e XV sec. (soprattutto negli inventari di botteghe di cartolai): «psalterio picolo» o «da putti» (Venezia), «saltero da fanciulli» o «salteruzzo» (Firenze) ci indicano che il libro per imparare a leggere aveva ormai una mole minore ed era diverso dal libro liturgico o dal breviario.

Citiamo qui Lucchi, p. 601, e dallo stesso studio (p. 602-603) ricaviamo che l'alfabeto con cui si apre il nostro psalteriolus riprende quello della tavola, il vero e proprio ABC, a sé stante, detto anche crocesanta o santacroce:

Questo nome [...] derivava dalla piccola croce prima della lettera A, che fu introdotta nella tavola alfabetica romana dai primi maestri cristiani. Si tratta dello stesso segno grafico che troviamo nei libri liturgici e che sta ad indicare, a chi legge, l'invito a segnarsi a quel punto esatto della lettura (in questo caso prima della lettura). [...]

Dopo il signum crucis venivano le lettere dell'alfabeto latino dall'A alla Z. Seguivano poi le abbreviazioni, di origine tachigrafica, dei gruppi et, cum o con, rum o rom [...]. Questi tre segni assieme alla croce iniziale non dovevano mancare mai in ogni tavola o Santacroce.

Non mancano nel salterio di Antonio Gadaldini, e neanche nel codice della Pierpont Morgan Library. Così nei due esempi di salteri a stampa proposti da Grendler (fig. 3 e 5, p. 162 e 165):

salterio di Perugia (1578) Psalterio per putti principianti ... (Bologna, 1575)

Il primo viene pubblicato a Perugia nel 1578 da Pietro Giacomo Petrucci (l'esemplare a cui si riferisce Grendler è quello della New York Public Library), il secondo a Bologna da Alessandro Benaccio nel 1575 (esemplare della Biblioteca dell'Archiginnasio, Bologna). L'edizione bolognese ha anche un frontespizio, con un vero e proprio titolo: Psalterio per putti principianti con la dottrina christiana aggionta. La cosa è abbastanza rara, probabilmente, per questo genere di libretti. Molto più comune il caso dell'edizione perugina e di quella modenese, senza titolo e senza frontespizio.

L'appartenenza al genere salterio implica molti tratti comuni tra tutte queste pubblicazioni. Per quel che riguarda il loro aspetto abbiamo sostanzialmente le stesse dimensioni, i caratteri gotici, l'inchiostro rosso e nero, le numerose piccole xilografie. Dal punto di vista del contenuto l'alfabeto iniziale preceduto dalla croce (seguito a volte da una serie di sillabe con le cinque vocali, come nell'edizione di Perugia), il Padre nostro (Oratio dominicalis), preghiere e formulazionii che sono sempre le stesse.

Leggendo la descrizione che Grendler, p. 163, dà del contenuto del salterio di Petrucci, è facile vedere come corrisponda punto per punto a quello del libretto dell'Estense:

l'Avemaria, una preghiera di ringraziamento da recitare prima di mangiare, il Confiteor, alcuni salmi, il cantico della Beata Vergine (Magnificat, Luca 1.46 sgg.), il cantico di Simeone (Nunc dimittis servum tuum Domine, Luca 2.29 sgg.), il Miserere mei Deus, il Credo (detto Symbolum Apostolorum), il Salve Regina, l'inizio del Vangelo di Giovanni (In principio erat verbum), e alcune delle preghiere e risposte scambiate fra il sacerdote e il chierico o i fedeli durante la messa.

A ognuno dei dodici articoli del Credo corrisponde l'immagine di uno dei dodici apostoli, a Modena (c. A5r) come a Perugia o a Bologna. L'origine di questa raffigurazione è spiegata in Grendler, p. 163:

I salteri cinquecenteschi raffigurano gli apostoli per esprimere visivamente ciò che un anonimo fiorentino del Quattrocento dice a parole: «questi sono i dodici articoli della fede i quali compostono i dodici apostoli. Piero dixe: Credo in dio padre onnipotente... Andrea dixe: Et in Jesu Cristo...». Il manoscritto [Biblioteca Riccadiana, Firenze, Ms. 1716, Trattato della dottrina cristiana, c. 2v-3r] esprimeva in forma semplificata la spiegazione leggendaria del IV secolo circa l'origine del Credo. Prima di andare ognuno per la sua strada a predicare il vangelo, gli apostoli si riunirono e convennero di creare un breve segno (symbolum) della loro futura predicazione, contribuendovi ognuno per una parte. Questa compilazione dei pensieri dei Dodici diventò il compendio della fede dei credenti, il Symbolum Apostolorum o Credo degli Apostoli.

vedi anche:

punto beige l'insieme delle pagine sui Gadaldini